
La vicenda "STALLA"
Nellestate 1990, in seguito ad un incendio che coinvolse parte del fienile sovrastante, venne abbattuta la costruzione più importante della Cascina Ronco: la stalla.
Era una
struttura in grado di contenere fino a 150 capi bovini adulti a
stabulazione fissa, munita di nastro trasportatore del letame
realizzato dai conduttori nel 1987 per renderla più efficiente.
Nella domenica mattina del 29 luglio 1990, scoppia un incendio sul fienile della stalla e le fiamme si sprigionano velocemente.
Dopo
insistenti telefonate da parte di tutto il paese, i vigili del
fuoco arrivano, ma solo
nella notte sembra che si
riesca ad avere ragione del fuoco.
Il tetto in gran parte è bruciato ma la struttura sottostante regge.
Gli animali fatti uscire
frettolosamente in mattinata sono ricoverati sotto un porticato e
allombra degli alti alberi dietro la casa padronale.
Per tutti gli abitanti della cascina e le numerose persone accorse dal paese inizia, tra lo sgomento e la trepidazione, il fervido lavoro di sistemazione delle parti della cascina che possano accogliere in maniera più adeguata gli animali.
Da
parte di tutti gli amici, conoscenti e compaesani è scattata una
sorprendente affettuosa collaborazione che ha animato e
confortato gli affranti abitanti della cascina.
Inspiegabilmente, però, dalle autorità allora vigenti vi è stata una fretta di chiudere al più presto la vicenda disponendo la completa distruzione della stalla.
Nellarco
di tre giorni una ruspa, non senza una enorme fatica ha demolito
la stalla, che era danneggiata solamente nel tetto e si era
imbarcata a causa dellenorme quantità di acqua gettata dai
pompieri per tutta la giornata e la notte di domenica.
Da ricerche effettuate in Comune e dalla consultazione dei documenti inerenti la questione in oggetto, non risultano atti autorizzativi che consentissero la demolizione dellimmobile.
Incomprensibili sono i motivi che hanno portato allabbattimento abusivo dellopera, senza avere in precedenza eseguito dei necessari accertamenti.
Nella fattispecie diviene ancora più inspiegabile la demolizione se si osservano alcuni dettagli tipologici e costruttivi propri dellinfrastruttura: colonne sagomate di granito (e alcune di cemento aggiunte successivamente); mattoni rossi con ottime caratteristiche daspetto e verosimilmente di ottima qualità manifatturiera; possenti pilastri e murature portanti; massicci putrelloni di ferro a sostegno delle principali strutture orizzontali; capriate di legno di rovere forte e indeformabile; molteplici finestre sulle facciate che rendevano lambiente interno abbondantemente aerato ed illuminato.
A
riprova di quanto affermato esiste ancora oggi una
parte
terminale del fabbricato, fortunatamente non
demolito, di cui si possono osservare le caratteristiche sopra
descritte.
La parte muraria (pilastri, muri perimetrali, solai) aveva ben resistito allincendio, fu solo il tetto ad aver subito danni, comunque recuperabili.
Si ritengono pertanto insufficienti le cause tecnico economiche che ne giustificassero la sua demolizione, tenuto conto dellimportanza di tale costruzione per lattività aziendale, e della bellezza armonica che dava completezza allintera cascina.
Da questo punto di vista linfrastruttura abbattuta appariva anche agli occhi dei non addetti ai lavori lepicentro "vivo" e la macchina fondamentale di tutta lattività agricola.
E utile sottolineare che, subito dopo lincendio, i Villa si sono posti il problema del ripristino della stalla (parzialmente deteriorata nel tetto) e immediatamente dopo limmotivata demolizione hanno studiato tutte le possibilità di ricostruzione, ma nulla è stato possibile fare.
E comunque dato di fatto che dal luglio 90 lazienda è stata privata dellinfrastruttura principale.
La cosa
strana è che a pochi chilometri da Poasco si possono vedere
davanti a Chiaravalle
(Cascina Gerola) e in fondo a viale Omero (Cascina Nosedo) due esempi analoghi di fienili
bruciati, che non hanno ancora avuto lavori di sistemazione, ma
che dopo anni e anni ancora non sono stati demoliti.